Batterie a flusso: la chiave di volta per l’addio al petrolio?

Batterie a flusso: la chiave di volta per l’addio al petrolio?
72911479-a997-48c0-930e-4355d07653d8

Michael Aziz a Tor Vergata

E’ efficiente, costa dieci volte meno e, soprattutto, è estremamente pulita, dal momento che per funzionare non utilizza metalli rari, ma composti organici facilmente realizzabili. Sono queste le principali caratteristiche della nuova batteria a flusso messa a punto dal gruppo di Michael Aziz, ricercatore della Harvard University che è arrivato oggi pomeriggio a Tor Vergata. La scelta dell’ateneo romano non e’ un caso. Sara’ infatti ‘Green energy storage‘, una start up nata in collaborazione tra la seconda università capitolina e la Fondazione Bruno Kessler, a costruire e commercializzare il prototipo industriale di questa batteria. ‘Green energy storage’ è guidata da Salvatore Pinto e nel suo board c’è anche Emilio Sassone Corsi, che accompagna Aziz in questo suo viaggio italiano che lo vedrà oggi a Roma e nei prossimi giorni a Trento.

Aziz_200x300La vera innovazione introdotta da questa nostra batteria – ha detto Azize’ il fatto che siamo riusciti a costruire un sistema di accumulazione dell’energia elettrica che e’ in grado di mantenere inalterata per tempi relativamente lunghi, la capacità di restituzione dell’energia”.

group_800pxLe batterie a flusso, come quella messa a punto dal team americano e sviluppata in Italia, sembrano essere la chiave di volta verso la transizione ad una economia meno dipendente dal petrolio. Le batterie permetterebbero infatti di ampliare la possibilità di produzione di energia per mezzo delle fonti rinnovabili perché favorirebbero l’accumulazione della energia nei momenti di picco e il lento e costante rilascio quando invece le centrali eoliche o solari non stanno lavorando. bd62028e-2547-487d-a9b1-b7d04eef5871

“Come sapete – ha spiegato Aziz, il problema principale delle fonti rinnovabili è legato alla loro incostanza nel tempo e alla loro variabilità tra il giorno e la notte. Questo non le rende così immediatamente utilizzabili perché non sempre l’energia viene prodotta quando invece ce ne è bisogno. Ecco che allora avere un sistema che consenta di immagazzinare l’energia prodotta nei momenti di picco e in eccesso e di rilasciarla quando serve, permetterebbe di supplire a questo inconveniente”.

 

group_800px

Il team di Harvard e il modello della batteria

Nel mondo sono diversi i sistemi che puntano sulle batterie per accumulare energia, ma gli alti costi di produzione e di gestione, rendono fino ad oggi poco sviluppato il settore. Oggi, ad essere impiegate sono le batterie che funzionano con ioni di metalli rari come il litio o il vanadio. La grande intuizione del ricercatore americano e’ quella di aver utilizzato una molecola organica, completamente biodegradabile, per sostituire questi elementi costosissimi e, soprattutto, di difficile smaltimento.

Al posto del litio nelle batterie troverete i chinoni, molecole a base di carbonio che fanno parte di numerosi processi biologici come la fotosintesi o il metabolismo cellulare, con un enorme vantaggio in termini economici ed ambientali.

ESC primo piano low

Emilio Sassone Corsi

Pensiamo – ha detto Sassone Corsi – di avere già per settembre un primo prototipo scale up della batteria e di riuscire sin da subito a commercializzarla non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa, area per la quale abbiamo ottenuto la licenza esclusiva”.

Alla messa a punto del prototipo collabora anche la Fondazione Bruno Kessler, di Trento che, con Green Energy Storage, realizzerà un progetto per conto della Provincia Autonoma di Trento e che parteciperà anche a un secondo progetto, finanziato per 5 milioni di euro dalla UE, che prevede lo sviluppo di una rete di batterie a flusso. “A conti fatti – conclude Sassone – i costi delle nuove batterie dovrebbero essere dell’ordine dei 200 euro per chilowatt di capacità, dieci volte meno dei costi attuali”.