Topolini tornano a vedere grazie alla retina artificiale

Topolini tornano a vedere grazie alla retina artificiale
Dal basso verso l’altro: retina artificiale, , cellule bipolari, cellule gangliari

Dal basso verso l’altro: retina artificiale, , cellule bipolari, cellule gangliari

Dei topolini sono riusciti ad orientarsi alla luce dopo che avevano perso la vista, grazie ad una nuova retina artificiale messa a punto dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature materials, i ricercatori dell’IIT guidati da Fabio Benfenati, hanno spiegato non solo di essere riusciti a ripristinare un un gruppo di cavie la capacità di orientarsi alla luce, ma che anche altre attività legate alla funzionalità degli organi della vista erano state attivate a distanza di dieci mesi dall’impianto di questo nuovo tipo di retina artificiale. In particolare, nel corso della sperimentazione i topolini che non potevano vedere perchè erano portatori di una mutazione in uno dei geni che è legato alla retinite pigmentosa, oltre alla capacità di orientarsi, hanno dimostrato di aver ripristinato il riflesso pupillare, le risposte corticali elettriche e metaboliche agli stimoli luminosi
e la capacità di discriminazione spaziale (acuità visiva).

Immagine al microscopio elettronico a scansione della sezione trasversale della protesi retinica.

Immagine al microscopio elettronico a scansione della sezione trasversale della protesi retinica.

Allo studio e alla realizzazione della retina hanno partecipato anche ricercatori del Centro di Neuroscienze e Tecnologie Sinaptiche (NSYN) di Genova e Centro di Nanoscienze e Tecnologie (CNST) di Milano – in collaborazione con il Dipartimento di Oftalmologia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), Innovhub-SSI Milano e l’Università dell’Aquila che hanno utilizzato anche finanziamenti della Fondazione Telethon, del Ministero della Salute e da Fondazioni private.

Benfenati Fabio, Research Director of Neuroscience and Brain Technologies at IIT.

Benfenati Fabio, Research Director of Neuroscience and Brain Technologies at IIT.

Questo approccio – precisa Fabio Benfenati, direttore del Centro IIT-NSYN di Genova – rappresenta un’importante alternativa ai metodi utilizzati fino ad oggi per ripristinare la capacità fotorecettiva dei neuroni. Rispetto ai due modelli di retina artificiale attualmente disponibili basati sulla tecnologia del silicio, il nostro prototipo presenta indubbi vantaggi quali la spiccata tollerabilità, la lunga durata e totale autonomia di funzionamento, senza avere la necessità di una sorgente esterna di energia. Questi vantaggi “strutturali” sono accompagnati da un ripristino della funzione visiva non solo per quanto riguarda la sensibilità alla luce, ma anche l’acuità
visiva e l’attività metabolica della corteccia visiva”.

In particolare la protesi consiste in un doppio strato di polimeri organici alternativamente semiconduttore e conduttore stratificati su un base di fibroina, una proteina che in natura costituisce la seta. Tale dispositivo è in grado di convertire gli stimoli luminosi in un’attivazione elettrica dei neuroni retinici risparmiati dalla degenerazione. In questo modo, la stimolazione luminosa dell’interfaccia provoca l’attivazione della retina priva di fotorecettori, mimando il processo a cui sono deputati i coni e bastoncelli presenti nella retina sana.

 

Nel video: Fabio Benfenati nel 2013 presenta il suo progetto: oggi i primi risultati della sperimentazione