L’inverno appena trascorso sarà ricordato per l’epidemia influenzale virulenta e per l’elevato tasso di mortalità inattesa, a danno soprattutto degli anziani. In Italia, circa il 15 per cento di over 65 morti in più, per un totale di 15 e 20 mila decessi non previsti. A rilevarlo, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in base ai dati del network EUROMOMO per il monitoraggio della mortalità, a cui partecipano 19 paesi europei.
“Purtroppo altri dati confermano quello che sosteniamo da tempo, – commenta Michele Conversano, presidente HappyAgeing, Alleanza per l’Invecchiamento Attivo – ogni inverno ci sono diverse migliaia di morti l’anno per complicanze da influenza, quasi tutte tra gli anziani e per complicanze broncopolmonari. Quest’inverno, l’influenza è stata particolarmente virulenta e associata alla scarsa propensione degli anziani alla vaccinazione, ed è stata tra le cause del verificarsi del picco di decessi nel nostro Paese”.
Anche l’ISS concorda che, tra i motivi di questo incremento, c’è una scarsa copertura vaccinale, specialmente tra gli ultrasessantacinquenni, che è stata di meno di un anziano su due, quando il minimo raccomandato di copertura vaccinale sarebbe del 75%. Quest’anno, in Italia – prosegue Conversano – meno del 50 per cento degli anziani si è vaccinato contro l’influenza e, dato più allarmante, solo il 10 per cento degli over 50 è vaccinato contro la polmonite pneumococcica, malattia infettiva che provoca decessi di oltre venti volte superiori di quelli provocati dall’influenza, con oltre 9mila morti l’anno. Se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico, si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi annuale fino anche del 60 per cento.
“C’è ancora molto da fare per sensibilizzare gli anziani su un’adeguata prevenzione della sindrome influenzale e delle eventuali complicanze ad essa correlate – aggiunge il direttore di HappyAgeing Marco Magheri – da anni sosteniamo che campagne di sensibilizzazione sono quanto mai necessarie per sviluppare la consapevolezza che una migliore qualità della vita è possibile a tutte le età”.
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