”Purtroppo questi numeri sono inevitabili. Non siamo riusciti a contenere il morbillo e ora non possiamo fare altro che registrare il diffondersi di questa epidemia”. Lo ha detto Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanita’ (ISS) a commento dei dati, resi noti oggi nell’ultimo bollettino di sorveglianza sul morbillo del ministero della Salute e dell’Iss. Pur essendo in netto calo rispetto al mese di marzo del 2017, ad aprile si sono registrati 385 nuovi casi (29 nell’ultima settimana), un dato superiore di 5 volte rispetto all’aprile 2016, quando i casi furono 76.
”L’epidemia si sta concentrando al Centro-Nord – spiega Rezza – soprattutto nelle aree urbane di Lazio, Lombardia, ma anche di Toscana, Piemonte e Veneto. Temiamo che, vista la bassa copertura vaccinale che non supera la soglia dell’85 per cento possa estendersi anche al Centro Sud e nelle altre zone del Paese”.
Il morbillo è una malattia altamente infettiva. Un solo paziente puo’ trasmettere il virus anche a 15 persone sane. ‘‘Per questo e’ molto importante che si arrivi a soglie di vaccinazione superiori al 95 per cento” aggiunge Rezza. A preoccupare gli esperti e i responsabili della sanità pubblica c’e’ poi un altro dato che emerge dall’analisi epidemiologica: l’eta’ media elevata, rispetto alla tradizionale concezione “infantile” della malattia: 27 anni. Si contano anche 127 casi tra gli operatori sanitari. ‘‘Il fatto che ci sia questa media così alta dipende dal fatto che sono proprio gli adolescenti e gli adulti i meno vaccinati e dunque i più esposti al virus” spiega Rezza che aggiunge ”e questo spiega anche l’alto grado di ospedalizzazione collegata alla infezione che stiamo registrando”. In età adulta infatti il morbillo puo’ avere effetti anche piuttosto seri.
”Particolarmente brutto poi – dice Rezza – il dato relativo ai contagi tra gli operatori sanitari”. Anche il clima di polemiche politiche che vengono sollevate intorno ai vaccini non aiuta a creare il clima favorevole per una campagna di vaccinazione estesa. ”I politici non dovrebbero occuparsi di giudicare se la terra è tonda o non lo e’, oppure a decidere se i vaccini sono sicuri. Queste sono questioni di cui si devono occupare i tecnici. I politici dovrebbero invece stabilire le regole attraverso le quelli dovremmo usare questi strumenti. Per esempio, dovrebbero stabilire se e’ giusto o meno proteggere i soggetti piu’ deboli, come per esempio un bambino immunodepresso, che, se dovesse contrarre l’infezione perche’ a scuola i suoi compagni non sono vaccinati, rischia di avere serie conseguenze”.
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