L’ictus è una delle principali cause di mortalità e una delle principali cause di disabilità. Oltre 17 milioni di persone nel mondo sono colpiti da ictus ogni anno e sei milioni sono le vite perse per questa patologia. In Italia le vittime colpite dall’ictus sono 200mila. Questi sono alcuni dei dato diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’ictus che si celebrerà domani in tutto il mondo.
Gli specialisti riconoscono tre fasi dell’evento e quella dell’insorgenza dei sintomi è determinante: è necessario infatti distinguere tempestivamente i sintomi e saperli comunicare al 118 e ai medici delle emergenze per una assistenza in loco e permettere così l’identificazione della struttura ospedaliera più’ adatta, una Stroke Unit, dove trasferire il paziente per fornirgli le migliori terapie possibili. Un obiettivo ancora lontano dall’essere raggiunto nel nostro paese dove le Unità complesse di trattamento dell’ictus dove si esegue oltre che la trombolisi con farmaci, anche la trombectomia meccanica (per gli ictus più gravi), sono meno di quanto sarebbe necessario. Quest’ultimo intervento, che rappresenta la grande novità viene eseguita in meno di 40 Stroke Unit di II livello sul territorio italiano. “Eppure il trattamento tempestivo in una di queste Unità specializzate riduce in maniera significativa la mortalità’ (-19 per cento), la disabilità e la necessità di riabilitazione”, ha spiegato Valeria Caso, neurologa presso l’Ospedale Misericordia di Perugia e presidente dell’European Stroke Organization.
“Il tempo – ha proseguito – è un fattore chiave: la terapia trombolitica con farmaci deve essere somministrata in fase precocissima (prima che i danni al tessuto cerebrale diventino irreversibili), entro 4 ore e mezza al massimo dall’inizio dei sintomi e serve quando l’evento acuto ha interessato vasi piccoli o medi, mentre quando ad essere interessati sono vasi di grandi dimensioni la sua efficacia non supera il 40 per cento. In questi casi abbiamo sei ore di tempo per andare in sala operatoria e utilizzare una tecnica di neuroradiologia interventistica che ha rivoluzionato il trattamento delle ischemie cerebrali. La tecnica si chiama trombectomia meccanica e prevede l’inserimento di uno speciale stent retriever mediante accesso inguinale che, sotto guida radiografica, raggiunge l’arteria cerebrale occlusa e ne ristabilisce la pervietà, asportando i residui di materiale che lo aveva ostruito. Lo stent retriever sta riscrivendo la storia di questa patologia ridisegnandone le statistiche di morbilità e mortalità dopo l’ictus“. Oltre che clinicamente efficace, il trattamento con trombectomia meccanica è anche economicamente sostenibile: per ogni paziente trattato, dopo 4 anni, il Ssn risparmia d 1.370 euro per paziente trattato, cifra che va incrementando negli anni successivi.
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