‘’Certo forse i toni sono un po’ troppo allarmistici, ma la situazione è comunque da non sottovalutare’’. Emanuele Mazzoni, entomologo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza spiega su Blog Italia di Agi l’invasione della cimici asiatiche (Halyomorpha halys) che avrebbero invaso il Nord Italia causando danni consistenti alle colture, specialmente quelle da frutto. “Si tratta di una specie che ormai da qualche anno – spiega Mazzoni – si è diffusa al di fuori del suo areale di distribuzione naturale e ha trovato condizioni favorevoli in Italia, ma anche negli Stati Uniti, dove ha prodotto danni consistenti’’.
”L’invasione di specie aliene non è una novita’ assoluta. Anzi, ormai noi entomologi non facciamo altro che lavorare su queste nuove specie. Per esempio insieme al nostro gruppo di ricerca, qualche giorno fa – spiega Mazzoni – abbiamo identificato un afide giapponese tra gli albicocchi della provincia di Ravenna’’.
Quello delle cimici asiatiche pero’ potrebbe essere un problema difficile da risolvere. ”Purtoppo – dice Mazzoni- le cimici asiatiche non hanno rivali naturali e qui in Europa hanno trovato condizioni molto favorevoli per la loro riproduzione. Sono insetti difficili da contrastare per una serie di ragioni’’. Non sono nocive alla salute e non sono neanche legate alle condizioni igieniche. Sono animali che vivono nei campi e che con l’avvicinarsi del freddo cercano un riparo per svernare e allora si rifugiano nelle case, o nei casolari di campagna andando ad occupare fessure nei muri, negli infissi, insomma ovunque riescono a trovare rifugio. La loro distribuzione e’ molto varia e dunque e’ difficile immaginare azioni di disinfestazione massicce come nel caso delle zanzare.
Per questo, spiega Mazzoni, “le campagne di disinfestazione hanno una efficacia molto relativa’’, e poi ‘’si fa una gran fatica a fare degli interventi sugli esemplari più giovani che potrebbero essere più sensibili ai trattamenti’’. Anche sotto il profilo della lotta biologica e’ difficile mettere in campo strategie efficaci. ”Nel loro areale naturale, le cimici non hanno un predatore altamente specializzato che può essere introdotto anche da noi. Si tratta piuttosto di una serie di diversi predatori che svolgono un ruolo nel contenimento della proliferazioni delle cimici senza pero’ avere un ruolo centrale. Inoltre – ha aggiunto – occorre valutare con molto attenzione se l’introduzione di questa specie puo’ determinare delle ricadute non desiderate per esempio su altre specie di insetti che invece svolgono un ruolo utile’’. Il problema tuttavia non va sottovalutato. ”La scorsa primavera, a maggio – racconta Mazzoni – insieme agli studenti siamo stati in visita ad una cooperativa che opera nella zona di Lugo della Romagna proprio per cercare di capire quali fossero le principali emergenze fitosanitarie emerse e quella delle cimici asiatiche era sicuramente la più importante’’.
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