Consumo di suolo costa quasi un miliardo ogni anno

Consumo di suolo costa quasi un miliardo ogni anno

20150130_170720Roma- Sono piu’ o meno 800 milioni di euro i costi occulti che gli italiani pagano ogni anno a causa del consumo di suolo nel nostro paese. E’ questo il dato che emerge nel corso della presentazione a Roma del rapporto “Consumo di suolo in Italia 2016” realizzato da Ispra.

Nonostante il tasso con cui in Italia si consumi suolo nell’ultimo triennio (2012-2015) sia diminuito,
scendendo ad appena – si fa per dire – 4 metri quadrati al secondo, ovvero circa 35 ettari al giorno, per un totale di circa 250 kmq, i costi ecologici di questa colata di cemento sono comunque altissimi. I ricercatori dell’Ispra hanno infatti calcolato un costo medio di circa 55 mila euro per ogni ettaro di
terreno sottratto alla natura. Si tratta di un costo medio tuttavia che può variare a seconda del tipo di uso a cui il terreno poteva essere destinato o al tipo di habitat naturale che lo caratterizzava prima di essere sepolto sotto un palazzo o un capannone. I ricercatori parlano infatti di un “servizio ecosistemico” che il terreno svolge e una volta utilizzato smette di svolgere.
Per esempio per le produzioni agricole perse, abbiamo subito un danno di 400 milioni di euro, per il mancato stoccaggio di carbonio (la conversione fatta dalle piante attraverso la fotosintesi dell’anidride carbonica presente in atmosfera) perdiamo circa 150 milioni di euro. Dalla protezione dell’ erosione
(oltre 120 milioni), ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua (quasi 100 milioni) e dall’assenza di impollinatori (quasi 3 milioni).

20160513_152703Solo per la regolazione del microclima urbano (ad un aumento di 20 ettari per km2 di suolo consumato corrisponde un aumento di 0,6 °C della temperatura superficiale) è stato stimato un costo che si aggira intorno ai 10 milioni all’anno.

Milano (45 milioni), Roma (39 milioni di euro), e Venezia (27 milioni) sono le città metropolitane con i costi annuali più alti. Nonostante la crisi, l’Italia perde ancora terreno: dal 2012 al 2015 il territorio sigillato è aumentato dello 0,7%, invadendo fiumi e laghi (+0,5%), coste (+0,3%) ed aree protette (+0,3%), avanzando anche in zone a pericolosità sismica (+0,8%), da frana (+0,3%) e idraulica (+0,6%). Ancora, la maggior parte del suolo consumato è di buona qualità: lo studio condotto in Abruzzo e in Veneto, ha dimostrato che i suoli modificati sono quelli con maggiore potenzialità produttiva. Inoltre la copertura artificiale non deteriora solo il terreno direttamente coinvolto, ma produce impatti notevoli anche su quello circostante.

Gli effetti, le perdita di parte delle funzioni fondamentali, si ripercuotono sul suolo fino a 100 metri di distanza. In altri termini, oltre la metà del territorio nazionale (56%) risulta compromesso.

Nell’anno appena trascorso, 3 regioni superano il 10% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato in Lombardia, VenetoCampania. In Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%.

La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (3%). Nel triennio 2012-2015 l’Italia si è divisa nettamente in due: il consumo avvenuto nella metà dei comuni italiani (51%) coincide con l’incremento della popolazione, mentre l’altra metà (49%) ha consumato ‘a perdere’, ovvero nonostante la popolazione non crescesse. I piccoli comuni (con meno di 5.000 abitanti) sono i più inefficienti, avendo i valori più alti di consumo marginale di suolo: per ogni nuovo abitante divorano mediamente tra i 500 e i 700 m2 di suolo contro i 100 m2 dei comuni con più di 50.000 abitanti.